Alessandro Sallusti/Palazzo di merda

Da Liberpèdia.

Alessandro Sallusti, La mia sul Cremlino [1] [2] [3] [4] [5]

Massimo Giletti, in diretta da Mosca: Siamo a Mosca. Siamo nel cuore della capitale russa, quella che vedete è una fotografia che tutto il mondo conosce. Laggiù in fondo c’è la Piazza Rossa. Quelle che vedete adesso invece sono le mura che circondono il Cremlino, il palazzo dove vive Vladimir Putin. Allora, io faccio entrare anche come sapete Vladimir Solovyov. Anche con lui con me c’è anche il Professore Vakarov [ Vasilj Vakarov ?] che di passaporte ucraino vive in russia.

Alessandro Sallusti: No, guarda Massimo, Massimo, quando io ho saputo che tu andavi a Mosca ero molto orgoglioso del fatto di conoscerti e avere un buon rapporto con te. Prima immaginavo che tu avresti parlato al popolo russo, invece che al popolo italiano. Poi ho capito di no e ho immaginato che tu parlassi con Putin, o un ministro... qualcosa per cui tutti noi dovevamo andare fieri della nostra libertà di informazione.

Invece mi ritrovo, come ha detto con più gentillezza di quanto lo dica io Myrta [ Myrta Merlino ], in un asservimento totale alla peggiore propaganda che ci possa essere. Tra l’altro utilizzando anche gli utili idioti, che non mancano mai.

Perché Cacciari [ Massimo Cacciari ] all’inizio di questa trasmissione ha elogiato la forza evocativa del Cremlino, il suo fascino. Quel palazzo che tu hai alle spalle, e faresti bene a ricordarlo a chi ti sta di fianco, è il palazzo dove sono stati organizzati, decisi e messi in pratica i peggiori crimini contro l’umanità del secolo scorso e di questo secolo. Quello è un palazzo di merda!

Tu dovresti avere il coraggio di dire ai tuoi interlocutori che il palazzo che hai alle spalle è un palazzo di merda, perché lì il comunismo ha fatto le più grandi tragedie del secolo scorso e di questo secolo. E siccome a me fa tristezza vedere un giornalista che stimo venir chiamato «bambino», «incompetente», da una cretina [ Marija Zacharova ] che non sa nemmeno di che cosa sta parlando, perché noi la libertà ce l’abbiamo, sappiamo che cos’è e ce la difendiamo, io di fare la foglia di fico a quegli altri due coglioni che hai di fianco non ci sto. Per cui mi alzo, rinuncio al compenso pattuito, ma a questa sceneggiata io non voglio più partecipare. Grazie.